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Parole ed immagini per raccontare le avventure vissute insieme a Voi

Gran Couloir della Levannetta-Prima salita

Ottobre 29, 2020

600 m IV/3/ M5

 

Spesso queste avventure iniziano con un bel po’ di attesa.
Nel caso del Gran Couloir della Levannetta l’attesa è durata nemmeno poi tanto, quasi quattro anni.
Era l’8 gennaio del 2017 quando insieme a Daniele Gallarato e Fabrizio Pussetti arrivammo a due terzi del canale. Da quel fazzoletto di neve in piena parete nord ci dovemmo calare per l’ora tarda e le condizioni troppo secche della parte finale che purtroppo dal basso è impossibile binocolare.
Furono quattoridici doppie avventurose e, come si dice, ” lasciammo anche gli elastici delle mutande” per costruire gli ultimi ancoraggi.

Dopo  quattro anni di attesa arriviamo al 2020. Un nevicata precoce e l’autunno secco fanno presagire buone condizioni sulla parete.

Dopo una ricognizione fino al Rifugio Jervis è arrivata la conferma: condizioni belle come non mai! Poca neve sull’avvicinamento, goulotte belle gonfie e, dulcis in fundo, anche le goulotte finali sembrano presenti.

Tempo di organizzare la spedizione e dopo pochi giorni siamo all’attacco della parete nord. Con me c’è l’amico e collega Giancarlo “Muyo” Maritano, anche lui amante del misto ma soprattutto dell’avventura con la “A”maiuscola. Muoverci su queste montagne un po’ dimenticate dagli alpinisti da ancor più valore alla nostra avventura.
Questa volta, essendo solo in due, gli zaini  sono un po’ più carichi rispetto al primo tentativo anche perchè, in previsione della discesa in doppia, siamo muniti di trapano e fix.
Il nostro arsenale è composto da:

  • 6 viti da ghiaccio di cui due corte
  • una scelta di chiodi da roccia
  • friends BD dallo 0,3 al 2
  • una serie di nuts
  • una corda da 60 m e da 8,1 mm di diametro
  • un cordino in kevlar da 60 m e 5 mm di diametro
  • 20 fix con tassello da 10 mm
  • 14 maillon
  • trapano
  • due batterie
  • 2 punte da 10 mm
  • una chiave da 17
  • un martello
  • cordoni d’abbandono
  • Picche e ramponi da misto

Oltre a questo, ovviamente, cibo, vestiario, ghiere, cordini e altro per la bellezza di 17 kg di zaino a testa.

Arrivare all’attacco e buttare gli zaini a terra dopo 1200 metri di dislivello e tre ore e mezza di avvicinamento è quasi una liberazione. Per fortuna ora inizia la parte divertente.

Il Gran Couloir della Levannetta è l’evidentissimo canale che parte da quota 2800 e sbuca sulla cresta sommitale a 3400 metri. Per due terzi ( circa 10 tiri) il canale è ben visibile e prevalentemente nevoso fatto salvo per 3 salti di ghiaccio, nell’ultimo terzo il canale diventa goulotte e, piegando a sinistra, si incassa diventando pressochè invisibile dal fondovalle. In questa ultima parte sono concentrate le maggiori difficoltà della salita.

Saliamo lungo i primi pendii slegati fino al primo salto, una bella cascata di 15/20 metri di ghiaccio morbido e abbondante. Una volta legati parto per il tiro. In uscita metto una buona vite con tbloc e proseguo lungo il canale di neve portante fino al salto di ghiaccio successivo, circa 6 lunghezze di corda dopo.

Ora tocca a Muyo. Supera questo secondo salto e proseguiamo nuovamente in conserva nel canale di neve dura e via via più ripido. Ancora un bel salto di ghiaccio e ancora canale. Siamo in piena parete nord e benchè il canale sia piuttosto incassato abbiamo sempre modo di apprezzare l’ambiente severo circostante fatto di roccia scura, neve e ghiaccio. Il fondovalle è lontano e la sensazione di solitudine rende la nostra salita ancora più bella.
Dopo quattro lunghezze in conserva anche Muyo si ferma. Iniziano i quattro tiri finali.
Il primo, su neve dura, è facile e veloce e dopo 55 metri piazzo un fix e faccio sosta.
Il tiro successivo è già più impegnativo. La goulotte diventa molto stretta e incassata, si progredisce su neve dura, perfetta per le picche ma non così buona per le viti, per fortuna si può mettere anche qualche friends. Sosta su un fix dopo 65 m.
Il terzo tiro è più breve, circa trenta metri. La linea è sempre stretta ma la neve dura è troppo sottile per proteggersi e la roccia diventa veramente friabile. Trenta metri senza protezioni e metto il fix di sosta.

Ultimo tiro e ultima grande sfida.
Tocca a Muyo e, come succede quando arrivi sotto un tiro bellisismo ma sicuramente balordo, per metà son lieto che tocchi a lui e per metà vorrei ingaggiarmi. Il caso perà ha voluto così e quindi mi godo lo spettacolo tranquillamente assicurato al mio fix.  Muyo molla lo zaino in sosta e parte per una lunghezza che sicuramente sapraà regalare grandi emozioni. E’ un diedro inclinato a sinistra con una lunga bava di ghiaccio spessa non più di due centimetri e lunga 15/20 metri. Il mio primo di cordata decide di non seguire la bava improteggibile e di stare maggiormente nel diedro dove, dopo un fix di protezione, riesce a piazzare un friend e due chiodi non propriamente belli. Meglio di niente!
Pian pianotto i metri delicati vengono superati fino a sbucare in un breve canale che conduce in cresta.
Da secondo il tiro, facendo attenzione alla roccia, è quasi bello da scalare. Un po’ di dry, qualche bolla di ghiaccio e sbuco pure io nel canaletto finale. Lo raggiungo in sosta. E’ fatta, è nato il Gran Couloir della Levannetta!
Quanti decenni sono passati dalle ultime aperture su queste pareti? Sicuramente tanti, al punto che ci sembra quasi di avere scoperto una parete, come fossimo i primi esploratori di un mondo lontano.
Ora che la nostra via sulla nord della Levanetta è realta ci tocca scendere ma armati di trapano non ci preoccupa nè il buio imminente nè la roccia marcia. In qualche maniera faremo, non ci resta che goderci quest’avventura fino all’ultimo sorso.

 

GRAN COULOIR DELLA LEVANNETTA
Prima salita: Umberto Bado, Giancarlo Maritano ottobre 2020

Difficoltà: IV/3/M5
Dislivello: 600 m
Dislivello avvicinamento: 1200 m
Quota massima: 3400 m
Materiale: 6 viti di cui 2 corte, friends dallo 0,3 al 2 BD,nuts, chiodi da roccia,corde da 60 m, materiale d’abbandono per le doppie.

 

Avvicinamento

La parete nord della Levannetta si raggiunge  partendo dallo skilift di Chiapili inferiore, fraz. di Ceresole Reale ( Valle dell’Orco). Dapprima si percorre il sentiero 531 fino al rifugio Jervis e da qui, a vista, si raggiunge la parete per tracce di sentiero, terreno morenico ed infine attraversando il piccolo ghiacciaio inferiore del Nel. 2h30/3h30 a seconda dell’innevamento.

 

La via

 

Il Gran Couloir della Levannetta percorre tutto il gran canale che in maniera evidente solca la parete nord della Levannetta. Il canale, per lo più nevoso, è interrotto da tre salti di ghiaccio o misto. Nell’ultimo quarto di parete il canale piega decisamente a sinistra e si stringe fino a diventare goulotte. In questi ultimi quattro tiri sono concentrate le difficoltà e le soddisfazioni.

Risalire il conoide ( 45°) e immettersi in una prima strettoia che conduce ad un nevaio e al primo salto di ghiaccio. Sosta possibile su viti o in fessura sulla destra.

Superare il salto di ghiaccio ( 15 m, max 85°) ed entrare nel canalone vero e proprio. Salire nella neve ancora 15 metri e sostare su un fix a destra in una zona di rocce appoggiate.

DA QUI IN POI OGNI 60 METRI SI TROVA UN ANCORAGGIO.

Continuare nel canalone di neve e ghiaccio a tratti affiorante per circa 200 metri fino ad arrivare ad un altro salto di ghiaccio. Sosta su un fix a destra 30 metri prima del salto.
Superare il salto (max 80°) e risalire il canale sostando su un fix a destra ( 60 metri esatti).
Continuare nel canale e piegando un po’ a sinstra portarsi alla base del salto di ghiaccio successivo. Sosta su friend incastrato e cordino.

Superare il muro su neve dura ( breve tratto a 90°), risalire il canale e sosta a sinistra su una sosta con chiodo, nut, cordino rosso e maillon. 35 metri.
Tornare nuovamente nel canale e, superata una breve strettoia, andare a sostare su uno spuntone a destra. Cordone verde+ cordone arancione. 40 metri.

Ora il canalone termina e piegando a sinistra diventa una goulotte via via più stretta.

L1: Salire lo stretto canale di neve per 55 metri. Sosta a destra, fix e maillon
L2:Continuare nella canalino, ora goulotte, molto stretto e incassato per 65 (!) m. Sosta a sinistra su fix e maillon.
L3: ancora lungo la goulotte, ottima neve pressata ma impossibilità a proteggersi. Sosta su fix e maillon dopo 30 metri dove il canale diventa più difficile e secco e piega evidentemente a sinistra.
L4: tiro chiave delle salita. In ottime condizioni si potrebbe salire la bava di ghiaccio sulla placca di sinistra, in condizioni secche è meglio risalire il diedro di roccia marcia sopra la sosta ( un fix di progressione). Il diedro e proteggibile con qualche chiodo e conduce al termine della bava di ghiaccio. Si prosegue quindi su terreno misto fin dove il diedro termina nel canaletto finale. Risalire il canale fino alla forcella dove termina la via. Sosta su spuntone con cordino in kevlar. 40 metri M5

Discesa

La discesa avviene con 14 doppie lungo la via di salita fino ad arrivare sul conoide. Vedi foto nella gallery.
Si utilizzano le soste di salita e dove non descritte nella relazione ( tratti in conserva) si trovano SEMPRE sul lato destro , faccia a monte, ogni 60 metri.
Prevedere abbondante materiale d’abbandono poichè le soste possono essere sommerse dalla neve e rovinate dalle scariche estive.

 

Punti d’appoggio: RIFUGIO GUIDO MUZIO

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