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Pilier Gervasutti, racconto di una salita e di una scommessa

Marzo 25, 2020

E’ sabato 9 agosto del 2008 e dal tunnel del Monte Bianco stiamo scendendo lungo i tornanti in direzione Chamonix. Io sono nel pieno degli esami per diventare Aspirante Guida Alpina e  Marco si sta  preparando per le selezioni, per entrambi questa scampagnata sul Monte Bianco è quindi un piacere ma anche una maniera di allenarsi in vista delle future e per me incombenti prove.

L’arrivo a Chamonix è sempre il medesimo: trovare un posto auto gratuito il più vicino possibile alla funivia, spiare il materiale di altri alpinisti per vedere se ci sono bellicosi in giro, correre in funivia perchè “ non sia mai che qualcuno di questi venga sul Pilier Gervasutti” per scoprire poi che come tante altre volte abbiamo perso la prima funivia a causa della lunga coda.

Ecco, qui vorrei dedicare quache riga per analizzare il fenomeno del “ giapponese che si alza alle sei del mattino per prendere la funivia ciulandoti il posto”. La domanda sorgerà anche a voi: ma perchè, già che è in ferie, il giapponese non prende la funivia alle dieci per godersi il tepore del sole ad alta quota? Nessuno gli spiega che alle 7 del mattino a 3800 metri non è che le foto vengano poi così bene se hai le dita ghiacciate e i tremori? Vero è che con le prime luci del giorno le foto del mitico Monte Bianco vengono meglio ma ciò vuol dire che tutti ma proprio tutti i giapponesi sono dei fotografi professionisti pronti a fare harakiri se la luce non è perfetta? Mistero.

Ma torniamo a noi.
Marco ed io saliamo finalmente sulla seconda funivia della giornata , forse la terza ma la memoria è quello che è, diretta all’Aiguille du Midì.

Siamo qui per una pizza. Io la vorrei “Napoli”, Marco non ricordo ma di sicuro non sarà stata una scarna Margherita. Se tutto va bene dovrebbero pagarcela degli amici che ci hanno sfidato amichevolmente a fare il Piler Gervasutti al Mont Blanc du Tacul in giornata, cioè senza bivacchi.
La colpa è nostra, siamo noi che abbiamo sorriso quando ci hanno raccontato del loro Pilier con due o tre bivacchi e allora Renzo, amico nostro e dei nostri “avversari” ci ha sfidato a salire gli 800 metri del Pilier Gervasutti senza fare campeggio selvaggio in giro per la parete. Le regole sono chiare : attaccare e uscire dalla via in giornata, finita la via si può dormire dove si vuole.
In palio una pizza. A testa ovviamente!

Come inizio della scommessa non c’è male visto che siamo riusciti a perdere la prima e forse la seconda funivia. Niente male davvero!

L’avvicinamento ci lascia il tempo di pensare alla pizza ma non il fiato per parlare visto che dobbiamo recuperare il tempo perso in funivia. La scommessa non include i tempi di avvicinamento e discesa ma meno tempo ci mettiamo ad attaccare e più tempo ci rimane per la via.

In breve siamo sotto l’attacco con un sole splendido. La giornata è perfetta per giocare questa partita e tutto sta filando liscio. Anzi no.
Mentre ci prepariamo, il casco di Marco inizia a scivolare lentamente e inesorabilemente sul pendio nell’esatto istante in cui il suo padrone si trova con l’imbrago a metà gambe nel gesto di indossarlo. Puntualità svizzera della sfortuna. Tempo di togliersi l’imbrago e Marco si lancia nel fulmineo e brevissimo inseguimento che termina dopo pochi metri avendo valutato poco salubre inseguire il casco che punta dritto ad un crepaccio.

Imprecazioni ma un mezzo sorriso sulla faccia mi fa capire che Marco vuole ancora la pizza. Si mette un berretto di lana in testa e splendido esclama “ Vengono poi mica giù pietre da ‘sto posto, no?!?”. Non ci voglio troppo riflettere su, sicuramente il bollettino meteo che ha visto il mio socio prevede “ tempo bello, stabile e assenza di precipitazioni. Di qualunque genere.”

Attacca Marco e ci ricordiamo le parole di suo fratello della sera prima: “ il tempo lo fate negli ultimi 300 metri e non nei primi tre tiri”, che vuole dire “ andate piano all’inizio caproni, che poi arrivate a metà che siete cotti”.

La salita si compone di 4 sezioni: i 3 tiri iniziali sostenuti e continui, il pilier Gervasutti vero e proprio di bella arrampicata, la rampa a nord e i camini finali spesso sporchi di neve e il misto fino in vetta.
Il Pilier Gervsutti ha una difficoltà massima di 6a/A1, non è quindi una via “difficile” secondo i canoni moderni ma è una salità d’alta montagna dove ambiente, orientamento e quota giocano la loro parte. Una parte fondamentale.

Fatti i primi tiri decidiamo di proseguire in conserva lunga e protetta. Questo sistema, se fatto come dio comanda, consente di essere sempre assicurati quasi come si facessero i tiri ma si limitano le manovre di sosta . Dovendo fare le cose fatte bene non si corre ma si procede lentamente e costanti per tanti tiri di fila.
L’arrampicata è super! Roccia rossa e calda, fessure perfette dove proteggersi e ogni tre o quattro tiri ci riuniamo per scambiarci il materiale approfittando di fantastci terrazzi vista Mer…de Glace.

La roccia calda lascia il posto alla roccia fredda e ombrosa della rampa a nord a cui si accede con un paio di tiri non banali. Stupidamente ci teniamo le scarpette e ci troviamo a salire la rampa di neve e roccia con i piedi congelati.
Si torna al sole. Un tiro di corda su un bello spigolo, una doppia e ancora un tiro dentro un canale camino per uscire dalle difficoltà. I primi 500 metri sono stati fatti. E un po’ stanchini siamo.

Il bivacco non lo faremo ma di sicuro sarà tardissimo, penso mentre tiro fuori il cibo e Marco tira fuori l’orologio.

”Come siamo messi?” chiedo temendo la risposta, “Eh” risponde Marco e io già temo che sia tardissimo, “ se ci muoviamo stasera ceniamo a casa!!!”

Strabuzzo gli occhi. Ma allora sta pizza è nostra! Felicità.

Mangiamo e ripartiamo, ci mancano appena 300 metri di misto per arrivare in vetta. Sicuramente facili ma qui se sei stanco e la gamba ti abbandona può diventare un calvario.
Conserva corta e su per cengie, canali e brevi salti di roccia. Aggiriamo la Tour Rouge, il nostro itinerario aggira questo bellissimo obelisco anche se la roccia è super salda ed invita alla scalata, e ci ritroviamo nella neve verso l’Crete du Coq, la cresta del gallo.
Qui la relazione recita:

“ la Crete du Coq è una spigolo di roccia rossa con difficoltà di V grado a oltre 4000 metri. La si può salire o aggirare per terreno misto sulla destra compiendo una breve doppia”.

Vero che siamo stanchi, vero che siamo a 4000metri ma l’idea di fare una doppia e risalire un canale di neve e sassi non ci sembra la maniera più decorosa per arrivare in cima. Scartiamo il canale e attacchiamo il tiro della Cresta del Gallo.
Un bel tiro lungo, e non così estremo per fortuna visto che adesso scaliamo in scarponi, ci porta sotto la calotta di neve. Fine della roccia! Fine delle difficoltà! Ora bisogna solo trottare verso la cima.

Quarantacinque minuti  e 300 metri di dislivello dopo aver finito il pilier siamo sul punto più alto del Mont Blanc du Tacul 4248 m. Sette ore dalla base del Pilier Gervasutti. Sono le 15: 45 e ora dobbiamo solo scendere a Chamonix per festeggiare questa bella giornata.
Poco ci importa della scommessa, è stata una bella avventura come poche altre e siamo felici per noi ma anche per i nostri amici che l’anno prima hanno saputo portare a termine questa salita anche bivaccando. Perchè va ricordato che se parti per bivaccare lo zaino non è certo leggero e pure la Cresta del Gallo può essere un bel calcio nei denti.

Dopo un paio d’ore, camminando per le vie di Chamonix,  incontriamo un istruttore dei corsi Guida :

“Ciao! Cosa avete fatto?”

“Il Pilier Gervasutti”

“Bravi, avete dormito al Cosmiques ieri sera”

“ Veramente no, siamo partiti stamattina”

“Ah…bravi. Avete fatto prima e ultima funiva?”

“Ehm veramente terza funivia e siamo arrivati a Cham mezz’ora fa”

“ Ah …………bravi”

Da pischelli quali siamo non riusciamo a nascondere un po’ di soddisfazione dopo il breve scambio di battute e siccome del doman non v’è certezza decidiamo di iniziare i festeggiamenti con un mega panino al bar Poco Loco.

———————–

Qualche sera dopo Renzo ci invitò a casa sua per rispettare i patti.
Io forse presi una Napoli, Marco ancora non ricordo e questo rimarrà il grande mistero di questa stupenda avventura vissuta tra i monti.

Un’altra salita sul Monte Bianco? Grand Capucin – Eau et gaz à tous les ètages

Rifugio Torino: www.rifugiotorino.com/

Orari Skyway:www.montebianco.com/it/orari-di-accesso-alla-funivia

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Commenti: 4

Luca Bracco

Bello anche solo da leggere, complimenti e bravi

    Umberto Bado

    Grazie Luca, auguriamo a tutti di poter vivere giornate così in montagna!

Gilberto martin

Bravi! Lettura interessante e sempre scorrevole

Renato

Sempre di corsa, eh

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